Ci ha lasciati, davvero troppo presto, Stefano Dell’Amico,
un grande musicista, un amico e un personaggio
importante per la nostra storia.
Che si può dire, inizia anche CON e GRAZIE a lui.
Eravamo insieme da nemmeno 3 mesi e i dubbi erano tanti, solo di una cosa eravamo convinti: “se dobbiamo registrare qualcosa, andiamo da Stefano”.
La prima cassettina che riporta il nome “Rufus Party”
in costa, conteneva un solo brano, frutto di una veloce seduta
pomeridiana nello studio di riferimento per il 90% dei gruppi della bassa all’epoca: il mitico
Manhattan Studio di Luzzara. Stefano ci sapeva fare e l’atmosfera “relaxed” di quell’ambiente mansardato era la sola della quale ci fidavamo per catturare i primi abbozzi del sound nervoso e “scassato” che producevamo a quei tempi.
Con quel primo brano, che Stefano ci aiutò a sviluppare, l’obbligatoria trafila
dei concorsi per band emergenti fu una formalità, o per lo meno non fummo mai
scartati e cominciammo a suonare sul serio. Quando, tempo dopo, ci sentimmo abbastanza
convinti da mettere su nastro qualcosa di più del semplice demo, furono ancora a Stefano
e il suo studio la scelta obbligata. La black music era già più di una semplice passione a quel punto.
Avevamo le idee, ma non sapevamo come metterle in pratica.
Ai nostri riferimenti vaghi rispetto a questo o quel disco, Stefano rispose: “ho capito, ci vediamo domani”.
L’indomani tornammo, riascoltammo il nastro e grandi sorrisi ci si stamparono in faccia : in un tour de force di 5 ore aveva sovrainciso piano, clavinet, percussioni e molto altro, traducendo alla perfezione il sound che avevamo in testa. Ridemmo un pò meno quando ci comunicò il conto ma questa è un’altra storia…. :)
Era il primo brano del nostro primo disco, non una roba da poco, per la nostra piccola storia.
Stefano fu per alcuni di noi e per la nostra cerchia di amici e musicisti un producer, un insegnante, un compagno d’avventure, o semplicemente un amico. Più di tutto il resto ci mancherà la sua passione per la musica, il suo più grande insegnamento che porteremo sempre con noi.
Ciao Stefano
P.s.: il primo brano del nostro primo disco, omonimo, in lingua italiana si chiama “Violenza su me stesso” e lo potete ascoltare qui: